
Situata su un’altura alle pendici settentrionali del Montalbano, la villa, domina incontrastata la zona circostante, ergendosi con la sua compatta massa quadrata di residenza fortificata che ha assunto nel corso dei secoli.
Quello della Magia rappresentò il primo investimento granducale sulle pendici orientali del Montalbano; ad esso seguì, una decina d’anni più tardi, la costruzione delle Ville di Artimino e di Montevettolini. Queste insieme alle Ville di Cerreto Guidi e dell’Ambrogiana, oltre ad essere un comodo punto d’appoggio e di sosta durante le battute di caccia a cui i granduchi si dedicavano nella loro riserva venatoria sul Montalbano, il “Barco Reale Mediceo”, costituivano anche un valido sistema per l’amministrazione e il controllo produttivo delle loro proprietà.
Il dipinto eseguito da Giusto Utens pochi anni dopo la conclusione dei lavori di sistemazione della villa, coglie pienamente il carattere che doveva avere la proprietà al tempo di Ferdinando I. Anche gli edifici che attorniano la dimora, insieme alle figure che animano la scena, sottolineano la natura tipicamente agricola e di ‘svago’ della tenuta: davanti alla residenza alcuni gentiluomini giocano a pallacorda, mentre in primo piano si svolge una scena di caccia al cervo.
La zona era evidentemente alquanto ricca di selvaggina, se, nel mese di dicembre del 1595, Ferdinando I scrive proprio dalla Magia alla sua consorte, la duchessa Cristina di Lorena: “Hoggi ho fatto bella caccia et ho avuto grandissimo gusto et mando costà un carro trionfante di undici porci, che più non s’ha potuti portare”.
Assegnata da Ferdinando I, al presunto figlio di Francesco I e di Bianca Cappello, don Antonio de’ Medici, la proprietà fu venduta nel 1645 da Ferdinando II al fiorentino Pandolfo Attivanti.
Con la fattoria, la villa rimase degli Attavanti fino al febbraio 1752, anno in cui, si estinse questa famiglia e i loro possedimenti passarono ai baroni Bindaccio e Leone Ricasoli. Nel 1766 Giulio Giuseppe Amati acquistò la proprietà. Alla sua famiglia si deve la definitiva sistemazione di una parte del giardino, sul cui lato di levante promosse anche la costruzione della limonaia in corrispondenza di quella più antica fondata dagli Attavanti intorno al 1715, e l’erezione del monumentale cancello (1797 circa), situato all’inizio della strada di accesso alla proprietà.
Per eredità della famiglia pistoiese, estintasi nel 1863, la proprietà è infine passata ai Conti Amati Cellesi. Dal Duemila la villa è di proprietà del Comune di Quarrata.