“SCUOLA E LAVORO NELL’ERA DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE” 

Convegno Villa Medicea La Magia 22 settembre 2018 ore 9.00

 

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“Scuola e lavoro nell’era dell’Intelligenza Artificiale”: questo il tema e il titolo del convegno del 22 settembre p.v. che si terrà a Villa La Magia, in Limonaia, con inizio alle ore 9.00.

L’iniziativa organizzata dal Comune di Quarrata in collaborazione con L’Università di Siena e con il contributo della Fondazione Banca Alta Toscana, vuol essere una riflessione su come muteranno il mondo del lavoro e quello della Scuola con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale:

“Quale scenario si apre davanti alle sfide poste dalle tecnologie derivanti dall’intelligenza Artificiale (IA)? La sua evoluzione, che sposta sempre più in alto la tipologia di attività di lavoro rimpiazzabili con le macchine, appare invitare naturalmente ad approfondire la vera essenza delle qualità umane e la loro specificità. E ancora, quale sarà il lavoro del futuro? Non è il tempo di andare oltre le vuote quotidiane discussioni sulle leggi e pensare a come si produrrà valore e ricchezza nella società del futuro?”

PROGRAMMA

9:15 – 9:30 Saluto del Sindaco Marco Mazzanti di Quarrata e del Presidente della Fondazione Banca Alta Toscana Franco Benesperi

9:30 – 10:00 Marco Gori, Università di Siena, “Le sfide dell’Intelligenza Artificiale”

10:00 – 10:30 Pasquale Fedele,  CEO LiquidWeb, “Il ponte tra università  e impresa”

10:30 – 11:00  Andrea Vaccaro, Istituto Tecnico Industriale – Pistoia, “Il ruolo della scuola nella società dell’IA”

11:00 – 11:30 – pausa caffè

11:30 – 12:00 Piero Poccianti, Presidente Associazione Italiana Intelligenza Artificiale, “Intelligenza Artificiale: analisi  del contesto Economico, Sociale, ambientale e politico”

12:00 – 12:30 Edmondo Trentin, Università di Siena, “La mente emozionale: verso la macchina affettiva”

12:30 – 13:30 Discussione pubblica

Forse, non è l’intelligenza che più di tutto caratterizza gli umani. Del resto, anche gli animali, soprattutto i primati, posseggono sorprendenti capacità cognitive. Le macchine paiono sempre più equipaggiate per cimentarsi con sofisticate attività tipicamente attribuite all’uomo e, pertanto, la difesa su questo fronte potrebbe comunque vacillare. Dovranno innalzarsi le barriere sindacali per la protezione dai licenziamenti indotti dallo sviluppo dell’IA intersecandosi sempre più con appropriati sistemi legislativi, ma questo sforzo appare inutile se non si inquadra in una cornice più ampia. Serve spingere con energia i giovani verso le tecnologie dell’IA, serve rifuggire dalle paure infondate di coloro che prospettano un mondo di disoccupati, considerando anche che si apriranno nuove opportunità di lavoro che sono oggi difficilmente immaginabili. Serve giocare d’anticipo aprendo orizzonti che forse potrebbero spalancarsi proprio di fronte alle sfide che, altrimenti, paiono consegnare a molti l’umiliante etichetta dell’inutilità. Gli umani posseggono qualità che sono difficilmente replicabili nei robot, altre verosimilmente distintive. Stabiliscono rapporti sociali che conducono alla costruzione di grandi progetti, si uniscono dietro al simbolo di una bandiera o di un ideale, manifestano emozioni, professano sentimenti come l’amicizia e l’amore. Come rimpiazzare un giovane che assiste un anziano disabile e sorride con lui facendogli emergere emozioni sepolte nel passato? Dovremo attendere le macchine intelligenti per scoprire l’importanza di propagare il benessere nei luoghi dove la storia ha confinato la povertà, la miseria e la disperazione? C’è nella cura dei rapporti sociali, nell’esaltazione della nostra condivisione biologica, nella nostra percezione cosciente, nell’esaltazione dei sentimenti, un mondo nuovo ed in gran parte inesplorato. Alla fine degli anni cinquanta, agli albori della cibernetica, Norbert Wiener, premio nobel, scriveva: “quando un essere umano è condannato a svolgere le funzioni limitate della formica, non soltanto cesserà di essere un uomo ma non sarà neppure una buona formica.” Sorretti da una verosimile inconsapevolezza, taluni si fanno promotori della difesa di “posti di lavoro” che appaiono incorniciati nella triste trasformazione contemporanea della “società della formica”. Il rispetto dei nostri simili dovrebbe spingerci ad auspicare loro un lavoro utile alla società contemporanea, che non sia rimpiazzatile con una macchina. Ci piace pensare che il decollo dell’IA liberi “la formica di Wiener” e ci consegni quel silenzio che stimola a concepire e professare fino in fondo la vera natura umana.

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